Perché si dice OK? Non ti aspetteresti mai cosa significa davvero!

Lo diciamo tutti di continuo: “Ok”. Ma da dove deriva e cosa significa davvero quest’espressione? Intuiamo che abbia a che fare con la forma abbreviata dell’interiezione dell’inglese d’America okay. Ma c’è di più.

Diciamo OK per intendere va bene o d’accordo. E lo facciamo senza sapere il significato originale e quindi fondamentale di questa espressione. Proviamo a fare un po’ di chiarezza e di scavare in fondo alla questione.

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Una parolina universale dall’origine misteriosa: OK (Pixabay) – www.081.it

Abbiamo iniziato a usare quest’espressione in Italia nel Secondo Dopoguerra. I giovani hanno accolto l’OK come un termine veloce e funzionale, e ne hanno fatto un vero e proprio intercalare. Lo hanno associato a dei gesti. Al pollice verso, per esempio. Oppure al collegare il pollice e l’indice per formare un cerchio, con il palmo della mani aperto e le altre dita tese.

Secondo alcuni l’origine di questa popolarissima espressione (ormai usata in tutto il mondo) potrebbe derivare da un modo di dire diffuso fra i soldati americani durante la Seconda Guerra Mondiale. La storia dovrebbe essere questa… Quando un reparto andava in missione, aveva il compito di segnalare al suo ritorno il numero delle vittime umane. Era la prima informazione da comunicare. E se la missione era andata bene, cioè senza perdite, il comandante pronunciava ai suoi superiori due lettere: un acronimo.

L’acronimo in questione dovrebbe essere stato appunto OK, cioè 0.K., zero killed. Ciò stava a significare che nessun militare era stato ucciso. La sigla ha ormai un universale significato da conferma positiva. E ha quindi senso credere che questa storia possa rivelare la vera origine dell’espressione. Ma siamo sicuri che le cose stiano davvero così?

Ecco perché diciamo OK: la vera origine dell’espressione

Già se guardiamo all’uso che facciamo in Italia dell’espressione, notiamo qualcosa di strano. Il termine è infatti già attestato prima della Seconda Guerra Mondiale. Nel Dizionario moderno di Alfredo Panzini del 1931, il lemma OK (sotto la grafia O.K.) è già documentato. E il Panzini ce ne dà un significato molto interessante: “Tutto va bene nella giovane America, fuor che ciò che non va bene“.

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Due lettere che tutti capiscono ma di cui nessuno conosce l’origine (Pixabay) – www.081.it

Dunque l’origine di questa abbreviazione deve essere più coeva. La Treccani ci spiega che già nel 1932 era “di uso internazionale nelle telecomunicazioni“. Secondo alcuni storici la sigla rimanda alle iniziali dell’Old Kinderhook, un club che si riunì per la prima volta il 24 marzo 1840 per sostenere la rielezione del democratico Martin van Buren a presidente degli Stati Uniti. Quindi l’espressione era una sigla elettorale che compariva su dei manifesti e su delle scritte sui muri. E anche un’esclamazione a sostegno del candidato soprannominato appunto il mago di Kinderhook.

Per la cronaca, a van Buren le cose non andarono proprio OK, dato che non fu rieletto. Diciamo pure che andò K.O. Un’altra sigla, questa, che non ha niente a che fare con OK. L’espressione K.O. deriva dal mondo del pugilato. In pratica è l’abbreviazione della forma inglese knock out, che significa fuori combattimento. Da una parte, quindi, abbiamo un termine di origine politica, e dall’altra un lemma nato grazie allo sport.

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Siamo stati abbastanza chiari? In realtà la storia linguista dell’OK è molto, molto complessa. C’è per esempio chi sostiene che derivi dall’abbreviazione di oll korrect, cioè all correct, nella forma in cui quest’espressione veniva usata dai redattori a metà Ottocento sul Boston Post. Ci sono poi linguisti che chiamano in causa l’antico idioma dei Choctaw. Pare infatti che questi nativi americani usassero la parola okeh per dire che andava tutto apposto.

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