In Campania, a inizio novembre, è tradizione comperare e consumare il cosiddetto Torrone dei morti. Ecco qual è l’origine del nome di questo dolciume.
A Napoli e provincia, e in generale in tutta la Campania, il giorno di Ognissanti e il due novembre si consumano tantissimi dolci. E il più noto e apprezzato è il celebre Torrone dei morti.
Il due novembre è facile incrociare nei pressi dei cimiteri varie bancarelle ambulanti che vendono dolciumi e in particolare del torrone. Lo si acquista a pezzi o a peso. Ma la forma del pezzo intero assomiglia a una cassa da morto. Anche il colore, dato dalla copertura in cioccolato, è simile a quello di una bara.
L’usanza che si cela dietro la vendita di questo prodotto è assai antica e sentita. E di certo si ricollega a una tradizione ancestrale…
I pagani erano soliti offrire dolci speciali ai defunti, mentre i primi cristiani banchettavano nelle catacombe. E ancora oggi, in Campania, nel giorno dei morti si mangia una particolare varietà di torrone morbido ricoperto di cioccolato.
Il Torrone dei morti è appunto una specialità campana diffusa e consumata da secoli. Un prodotto che tradizionalmente i bambini portavano sulle tombe. Ed ecco il perché l’alimentato conserva ancora oggi questo nome apparentemente inquietante.
Ma perché si offriva un dolce a un defunto? Per la spiritualità pagana, i giorni di fine ottobre e inizio novembre corrispondono a uno speciale periodo in cui agli estiti era data la possibilità di tornare sulla Terra per entrare in contatto con i vivi. Quindi il dolce era inteso come un omoggio da tributare agli spiriti stanchi dal lungo viaggio dall’Ade al regno dei vivi.
Per il pensiero cristiano, invece, la morte non era intesa come un evento triste ma un traguardo: era un avvicinamento a Dio. E per questo il ricordo del decesso andava festeggiato.
Non deve stupire il fatto che queste due concezioni apparentemente antitentiche si siano fuse in un’unica tradizione in Campania. La devozione partenopea è sempre stata sincretica e ha sempre conservato un forte legame con le antiche credenze pagane.
Non è quindi per nulla inappropriato che in Campania si festeggi Halloween, dato che in queste zone si è sempre creduto che nella notte fra il primo e il due novembre i morti potessero far visita ai vivi. Il Torrone dei morti nasce appunto come alimento speciale da offrire al defunto, al cimitero o in casa. In molte famiglie, fino a qualche decennio fa, nel giorno dei morti si offriva una vera e propria cena all’anima del caro estinto.
Questo il menu: due fette di pane, un pizzico di sale, del limone, un bicchiere d’acqua e un pezzetto di torrone.
Il torrone è un dolce antichissimo, inventato probabilmente nel Sannio al tempo dei Romani. All’epoca di chiamava cupedia. Un termine che potremmo tradurre come “dolce desiderabile”. E in alcune zone dell’entroterra campano è ancora chiamato cupegio. La parola torrone è più recente e deriva dal verbo torrere, ovvero tostare. Il dolce è appunto composto da nocciole e mandorle tostate.
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Dal Settecento in poi questo dolce ha assunto la sua forma definitiva. In Campania ha però diverse varianti, la più famosa delle quali è appunto quella con cui ancora oggi si celebrano i defunti. Attenzione: la ricetta del Torrone dei morti è assai diversa da quella del torrone classico: non è duro né fatto di miele e mandorle… È un dolce morbido, cremoso, spesso ripieno di nocciole intere e ricoperto da un denso guscio di cioccolato.
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