Il Governo Meloni potrebbe portare avanti l’idea di riforma dell’Isee ereditata dall’esecutivo Draghi. Cosa potrebbe cambiare nel concreto?
L’Isee è l’indicatore della situazione economica equivalente, vale a dire lo strumento di calcolo che serve per valutare e confrontare la situazione economica dei nuclei familiari che intendono richiedere una prestazione sociale agevolata.
Nello specifico l’Isee è un modello non sempre corrispondente alla reale ricchezza di una famiglia. Soprattutto per quanto riguarda la valutazione del reale tenore di vita e della necessità di beneficiare di sussidi, quali l’assegno unico per i figli a carico. Molta confusione deriva dal calcolo del valore delle proprietà immobiliari.
Le case di proprietà, infatti, tendono a rendere il calcolo dell’Isee piuttosto impreciso. Se per esempio una famiglia possiede più immobili avrà un Isee più alto e non potrà quindi accedere ai vari benefici economici offerti dallo Stato. Ma non è affatto detto che suddette proprietà diano alla famiglia entrate reali e le facciano quindi più ricche.
Come note, la casa di proprietà è una delle condizioni basilari per il calcolo dell’Isee. E spesse volte tale variante si esplica come un problema vincolante per stabilire il diritto ad agevolazioni, come il reddito di cittadinanza o l’assegno unico familiare.
Fra le agevolazioni calcolate in base all’indicatore ci sono anche il bonus bebè, il bonus asili nido, le esenzioni su diversi servizi come mense scolastiche e tasse universitarie, le agevolazioni prima casa per gli under 36, il bonus affitti e le agevolazioni su energia e canone Rai. Il Governo Meloni ha perciò deciso di mettere mano all’entità dell’assegno unico rivedendo il peso specifico della casa di proprietà nel calcolo dell’Isee. Ma, concretamente, cosa potrebbe cambiare?
Il Governo vuole cambiare il valore della casa di proprietà nel calcolo dell’Isee
Il calcolo dell’Isee, in realtà, è già stato riformato nel 2015. Eppure la casa di proprietà ha sempre avuto un peso tale da limitare fortemente il numero dei beneficiari di eventuali agevolazioni messe a disposizioni dallo Stato. Per molti economisti è un fatto che il patrimonio reale familiare risulti impropriamente gonfiato dalla presenza di una casa di proprietà e di seconde case, anche se si tratta di abitazioni non utilizzate, che non generano introiti o ereditate.
Secondo alcuni calcoli, l’aumento arbitrario sarebbe di almeno il 20 per cento, sopra i cinquantaduemila euro. E una tale variazione, senza dubbio, limita fortemente la platea di chi potrebbe beneficiare degli assegni a sostegno della famiglia. Allo stesso tempo, abbassa gli importi di chi lo riceve.
Anche secondo l’Osservatorio INPS, su più di cinque milioni di nuclei familiari che hanno beneficiato dell’assegno familiare, andrebbero aggiunti almeno altri due milioni in più di potenziali beneficiari tagliati fuori per colpa di una casa di proprietà. Si tratta quindi di rivedere i parametri relativi alla casa di proprietà nel calcolo. E un’ipotesi di ricalcolo potrebbe essere quella di alzare la franchigia.
LEGGI ANCHE: Pensioni, bonus a chi lavora oltre i 63 anni: il piano del Governo
Una casa di proprietà con rendita catastale di mille euro in un patrimonio di ventimila euro riduce infatti l’entità dell’importo dell’assegno unico la cui franchigia parte dai 16.200 euro di reddito familiare. Senza considerare il patrimonio, la riduzione partirebbe dai 33.600 euro. Ma ampliare la platea di beneficiari significa per il Governo trovare altre coperture finanziarie che non ci sono.