Si parla di un taglio all’assegno unico per molte famiglie: dopo un solo anno dall’introduzione della misura di agevolazione, L’INPS sta già mettendo in atto riduzioni.
Con tagli piuttosto consistenti al bonus, determinate famiglie aventi diritto vedranno diminuire l’importo dell’assegno unico. L’agevolazione, nata per sostenere la genitorialità e le famiglie residenti in Italia, sarà oggetto di ingenti modifiche a breve e a lungo termine.
I cambiamenti più consistenti sulla misura dell’assegno unico saranno decisi dal nuovo Governo Meloni, ma intanto l’INPS ha già cominciato a tagliare i fondi. L’AUU o assegno unico e universale è stato introdotto come un sostegno economico alle famiglie da attribuire per ogni figlio a carico fino al compimento dei ventuno anni e senza limiti di età per i figli disabili.
L’importo spettante a ogni famiglia, ovviamente, varia in base alla condizione economica dei richiedenti sulla base di ISEE valido al momento della domanda, all’età e al numero dei figli.
Nel 2023 il Governo Meloni vorrebbe aumentare i fondi previsti per l’assegno dedicato ai genitori in base al cosiddetto quoziente familiare. Ma la misura sta andando incontro anche a dei tagli circostanziali, che saranno pagati da alcune categorie familiari. In alcuni casi, questi tagli sono già entrati in vigore nell’ultimo accredito. E le riduzioni continueranno anche nei prossimi mesi. Si parla appunto di tagli da parte dell’INPS superiori ai 50 €.
Perché l’INPS sta tagliando l’assegno unico a certe famiglie
Resta da capire perché solo alcune famiglie vedono l’assegno diminuire. Di base, tantissimi nuclei familiari, già dall’ultimo accredito, hanno denunciato degli importi inferiori alle aspettative. A queste lamentele l’INPS ha risposto affermando di aver reso operative diminuzioni che verranno applicate su tutto il bacino degli aventi diritti. Il tutto dopo delle verifiche effettuate dall’Istituto alle famiglie con un solo genitore.
La situazione pare essersi sviluppata a partire da una problematica di natura normativa. Bisogna guardare all’Articolo 4, comma 8, del Decreto Legislativo n. 230/2021 che ha concesso maggiorazioni all’importo mensile nel caso in cui entrambi i genitori siano lavoratori. L’importo di questa maggiorazione è variabile. Trenta euro in più per ciascun figlio minorenne se l’ISEE non supera i quindicimila euro. E col salire dell’ISEE, la maggiorazione si riduce, fino ad annullarsi con un ISEE pari o superiore ai quarantamila euro.
Tantissime famiglie monoparentali (cioè che contano un solo genitore) hanno effettuato, di sicuro in buona fede, la richiesta per ottenere l’importo aggiuntivo sull’assegno unico. Ma la maggiorazione, secondo il DL, era prevista solo per le famiglie con due genitori occupati. E l’INPS ha versato a tutti i richiedenti la maggiorazione, salvo poi accorgersi che gli euro in più non andavano versati.
Per la legge, la maggiorazione si può ottenere solo con il requisito fondamentale di due genitori lavoratori. secondo genitore lavoratore. Dunque, tutte le famiglie monoparentali che hanno ricevuto per errore le maggiorazioni dovranno restituire il totale dell’importo indebitamente percepito.
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Il recupero delle somme dovute sarà disposto mediante conguaglio, che verrà scontato tramite gli assegni mensili che la famiglia dovrà ricevere in futuro. Ecco il perché dei tagli. E come al solito a subire maggiormente saranno le famiglie meno abbienti.
La decurtazione mensile riguarda infatti le famiglie con ISEE non superiore ai quarantamila euro. C’è un problema: il modello di richiesta dell’assegno mancava di specificare il requisito di un doppio lavoro relativo a entrambi i genitori. Quindi l’attuale esclusione dal bonus per le famiglie monoparentali suona un tantino ingiusto.