In futuro il reddito di cittadinanza potrebbe essere erogato solo per un preciso limite di tempo.
Il reddito di cittadinanza venne introdotto con decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4 come misura di contrasto alla povertà e consiste sostanzialmente in un sostegno economico finalizzato a reinserire nel mondo del lavoro chi non ha un impiego.
Il reddito di cittadinanza è pertanto erogato a chi ha specifici requisiti di svantaggio e attualmente può durare un periodo massimo di 18 mesi. Passato questo periodo può essere rinnovato, ma in tal senso sembrano esserci delle grosse novità in arrivo.
Reddito di cittadinanza, cambia il limite di tempo
Secondo la premier Meloni il RDC è stata una mossa sbagliata, un “fallimento per gli abili al lavoro”. Proprio su questo punto si è espresso il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon che vorrebbe introdurre un limite di tempo diverso.
Insomma – per chi è abile al lavoro – il reddito dovrebbe durare al massimo 18 mesi. A seguire saranno istituiti 6 mesi di formazione mirata all’inserimento nel mondo del lavoro con uno scarto di 12 mesi. In questo modo l’intero percorso di reinserimento arriva a durare 36 mesi.
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E dopo? Il percorso finisce perché si presuppone che il cittadino sia riuscito a inserirsi nel mondo del lavoro. Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha invece espresso il suo dubbio circa i soggetti percettori del RDC abili al lavoro e senza particolari difficoltà. Infatti chi si trova in età tra i 18 e i 59 anni perde l’assegno se giudicato abile al lavoro.
Discorso diverso per chi ha disabilità e disagi che non permettono il sostentamento. Il RDC con il nuovo Governo è destinato a cambiare, come preannunciato dai parlamentari. Non è più possibile concedere tempo a chi è abile al lavoro. Tale sostegno deve, secondo parere unanime, essere elemento a sostegno dei cittadini che, per gravi motivazioni sociali o di salute non sono in grado di sostenersi autonomamente dal punto di vista economico.