Nel 2023 le colf, le babysitter e le badanti guadagneranno di più rispetto all’anno che sta finendo. E quali sono le ragioni dei nuovi prezzi del servizio di collorazione alle famiglie?
Dal prossimo gennaio 2023 l’aiuto domestico di colf, babysitter e badanti potrebbe costare oltre il 9% in più. Per quale motivo?
Gli stipendi di lavoratori inquadrati nel settore della collaborazione domestica, quindi colf, assistenti, babysitter e anche badanti, cresceranno a causa dell’adeguamento automatico delle retribuzioni all’inflazione. Tale adeguamento con buona probabilità scatterà in automatico, cioè in assenza di accordo tra associazioni datoriali e sindacati.
E non è un bene. Perché un aumento di questo tipo potrebbe spingere molte persone a ridurre le ore di assunzione o a rifugiarsi nel sommerso, cioè nel pagamento in nero.
L’allarme sull’aumento dei costi è stato lanciato dalla Fidaldo, cioè la Federazione italiana del lavoro domestico.
Si parla già di rischio stangata per le famiglie. I costi all’ora nel 2023 per le prestazioni di badanti, babysitter e colf dovrebbero crescere intorno al 9%. E tali aumenti, da gennaio, potrebbero portare a un costo complessivo fino a duemila euro l’anno.
L’aumento dei costi per colf, babysitter e badanti scatterà in automatico dal prossimo primo gennaio. Non si sa ancora intorno a quale percentuale dovrebbe aggirarsi. Ma le previsioni solo intorno al 9%. E questo significa almeno duemila euro lordi in più all’anno per una badante convivente che lavora le cinquantiquattro ore settimanali previste dal contratto.
L’inflazione pesa poi anche su babysitter e colf che a oggi non richiedono stipendi particolarmente alti.
Costi in aumento per gli stipendi di babysitter e colf
Nel 2022, in Italia, la paga oraria di una babysitter era pari a 7,77 euro. Nel 2023 potrebbe salire sopra gli 8 euro e 50. Una colf, invece, prendeva in media 10 euro, che potrebbero passare a 11…
I lavoratori domestici non pretendono nulla di assurdo in realtà. Gli aumenti corrisponderebbero a incrementi salariali in linea con la rivalutazione Istat prevista dall’attuale contratto collettivo nazionale.
E la categoria di lavoratori delle badanti, delle colf e delle babysitter è una delle più svantaggiate e gravate dal peso degli ultimi rincari sul costo della vita.
L’uso del femminile è teso anche a sottolineare un dato statistico: la categoria è composta per il 65% circa da donne, ma le donne sono anche i soggetti più esposti a sfruttamento e a contratti non regolari.
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Secondo l’Istat il settore del lavoro domestico è il comparto con la maggior presenza di lavoro nero. I dati evidenziano infatti un tasso di irregolarità pari al 57%.