Ci sono novità importanti per l’Imu 2023, con l’esenzione che si applica anche sulle seconde case. Tutto ciò che c’è da sapere
La Corte Costituzionale si è espressa in merito all’esenzione Imu per le abitazioni non principali. E la novità importante è che il più importante organo di garanzia costituzionale ha riconosciuto la validità dell’esenzione in alcuni casi specifici. Anche se tale esenzione resterà vincolata a rigorosi controlli da parte dei Comuni.
La questione riguarda le doppie abitazioni dei coniugi situate in Comuni diversi. Proprio su questo tema, recentemente, la Corte Costituzionale si è espressa con la sentenza 209 del 13/10/2022 con cui ha chiuso definitivamente un’annosa e delicata questione. La Corte Costituzionale ha di fatto affermato che l’esonero spetta sempre al possessore dell’immobile che vi risiede e vi dimora abitualmente. E ciò indipendentemente dal nucleo familiare. Come mai? Perché altrimenti sarebbero discriminate le coppie sposate o unite civilmente rispetto ai conviventi di fatto.
Chi ha già versato la rata dell’Imu e rientra nei casi previsti dall’esenzione può dunque chiedere un rimborso? La risposta è sì. Può farlo entro cinque anni. Ma dovrà aggiungere, entro il 30 giugno 2023, la domanda per comunicare il cambio di destinazione dell’immobile.
In pratica, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma in vigore dal 2011. Norma secondo cui, per le coppie sposate o unite civilmente che abitano in case differenti (nello stesso Comune o in diversi), l’esenzione Imu andava limitata a una sola delle due case, relegando dunque l’altra a seconda e quindi soggetta a tassazione.
Imu 2023: esenzione anche per la seconda casa?
Con la nuova pronuncia dei giudici, di fatto, scompare l’assoggettamento semi-automatico dell’Imu di uno dei due fabbricati. E ciò rende dunque possibile l’esenzione per entrambi gli immobili. L’esenzione vale sia se queste case siano situate nello stesso Comune che in comuni diversi, ma solo purché si verifichi effettivamente, per ciascuno di esse. la condizione della residenza e dimora abituale di un coniuge.
Tale condizione (di residenza e dimora abituale) può essere dimostrata semplicemente. Per esempio attraverso le bollette o i contratti di utenza, ossia documenti che possano rendere noti i consumi congrui alla presenza di uno dei coniugi durante l’anno. Ma va bene anche la scelta del medico di base. Non basta dunque solo la residenza anagrafica. Si tratta sempre di dimostrare che l’immobile sia una dimora abituale.
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La possibilità di fruire della doppia esenzione viene verificata caso per caso. Da chi? Dai Comuni. E per effetto della sentenza i Comuni stessi dovranno riconoscere il rimborso ai coniugi con abitazioni nello stesso Comune o in Comuni diversi. Molti versamenti dell’Imu ora soggetti a esenzione sono stati dunque casi di pagamenti non dovuti. Attenzione, però: l’esonero non può mai essere applicato alle cosiddette “seconde case” o case di vacanza.