Che cosa succede quando il fornitore si accorge di una bolletta non pagata? Per legge il fornitore può procedere con la disattivazione del contatore. Ma dopo quanto tempo?
L’incubo di molti consumatori in questi freddi e poco allegri giorni d’inverno è la bolletta dell’energia elettrica. Per via della crisi in Ucraina e dei contraccolpi economici dopo la pandemia, il costo dell’energia è aumentato a dismisura, e in tanti hanno difficoltà a pagare le bollette.
La bolletta non pagata fa scattare la morosità del cliente. Il mancato pagamento della fattura può dipendere da moltissime ragioni, ma i diversi motivi non implicano trattamenti differenti. In pratica le conseguenze sono simili sia se la morosità è dovuta al mancato invio della fattura da parte del fornitore sia se il pagamento non è in andato in porto per problemi tecnici.
Capita anche che l’utente si trovi nella spiacevole situazione di indisponibilità di liquidi per saldare il debito… Oppure il disguido può dipendere anche da un errore del fornitore, cioè per problemi di gestione o errata archiviare e comunicazione dei dati di avvenuto pagamento.
Di norma, per quasi tutte le compagnie di fornitura di energia elettrica, la bolletta non pagata comporta il rischio di stacco della luce dopo venti giorni dall’emissione della raccomandata di sollecito e di avviso di interruzione del servizio. Ma ci sono anche alcuni fornitori che si risolvono per il distacco in tempi più brevi: per esempio a quindici giorni dall’avviso.
Dunque la situazione è questa: chi non paga la bolletta della luce entro la data di scadenza indicata sul documento va incontro dopo una ventina di giorni al massimo a una comunicazione ufficiale dal tuo fornitore. Tale comunicazione viene trasmessa tramite raccomandata o via PEC, e di norma seguita da solleciti telefonici o notifiche tramite email o messaggio ordinario. In questi solleciti il fornitore indica un termine ultimo entro cui procedere al pagamento della fattura arretrata.
Bolletta non pagata: dopo quanto staccano la luce?
Attraverso la comunicazione diretta con il fornitore, l’utente può chiedere una rateizzazione del pagamento. Questo se la cifra supera un certo importo oppure può inviare prove dell’avvenuto pagamento o contestazioni. Se la compagnia non accetta la contestazione, la proposta di accordo o non riceve prove sull‘avvenuto pagamento della bolletta arretrata, purtroppo, procederà con la richiesta di sospensione del servizio al distributore.
Il più delle volte il fornitore non stacca del tutto la luce, ma abbassa notevolmente il KWh di potenza. In questo modo l’utente moroso continuerà a disporre di energia a sufficienza per tenere accese le luci e usare alcuni elettrodomestici. Ma solo alcuni, però. La potenza di fornitura non basterà a usare la tv, il computer e la lavatrice o più elettrodomestici insieme. I fornitori storici nazionali garantiscono quasi sempre un livello pari al 15% della potenza disponibile anche ai morosi. Ma tale livello è destinato a scendere se il debito non è sanato.
Il problema principale è che dopo la sospensione, per riattivare il servizio l’utente dovrà sborsare oltre agli arretrati anche i costi della riattivazione e una percentuale di penale.
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Dopo la riduzione della potenza del contatore si arriva sempre alla completa interruzione della fornitura. Il gestore blocca per via della bolletta non pagata il codice POD per morosità, e in questo modo il consumatore non potrà nemmeno passare a un altro fornitore prima di aver saldato le fatture arretrate.