Un ex dipendente di Twitter ha subito una condanna a più di tre anni di carcere per spionaggio. L’accusa è gravissima, e si unisce anche ad altre denunce per riciclaggio, frode telematica e frode aggravata.
Ahmad Abouammo era un pezzo grosso, non un programmatore o un impiegato qualsiasi: di fatto lavorava come un manager di Twitter. Twitter aveva già allontanato l’ex dipendente. E l’uomo ha ora subito anche una condanna per spionaggio ai danni degli Stati Uniti per conto dell’Arabia Saudita.
L’uomo gode di doppia cittadinanza: è nato in Libano ma lavorava da anni legalmente negli Stati Uniti. I giudici americani del distretto di San Francisco lo hanno arrestato e poi processato per più di due settimane. E gli hanno contestato sei capi d’accusa, tra cui quello di agire come agente di spionaggio per l’Arabia Saudita. I giudici gli hanno mosso varie accuse, fra cui anche un tentativo di frode fiscale. Cioè mascherare un pagamento ricevuto da un funzionario saudita molto vicino alla famiglia reale di Riyad.
Ora Abouammo sconterà quarantadue mesi di reclusione in una prigione federale e dovrà pagare quasi duecentocinquantamila dollari di risarcimento, per coprire il costo delle tangenti che ha ricevuto per il suo lavoro, Abouammo inizierà la sua pena detentiva a marzo.
L’accusa è giunta formalmente per “la divulgazione di informazioni sensibili di dissidenti a Paesi autoritari” si è dunque concretizzata in una condanna per frode e spionaggio. Si tratta di un reato grave, secondo il Dipartimento di Giustizia. La sentenza, secondo molti commentatori, è storica, poiché invia un messaggio a tutti i manager e i programmatori che hanno accesso a dati e informazioni private degli utenti.
Abouammo, in pratica, ha divulgato dati sensibili, rubati dai data-base di Twitter, al Governo saudita, che per gli Stati Uniti è un esecutivo illiberale, repressivo e pericoloso. In pratica, l’ex dipendente di Twitter ha fornito ai sauditi informazioni su quegli utenti che scrivevano contro il regime o che condividevano contenuti non graditi a Riyad.
La situazione preoccupa tutti gli utenti di Twitter e non solo gli iscritti al social provenienti dall’Arabia Saudita. Abouammo, che su Twitter ha lavorato proprio per seguire le condivisioni di giornalisti e celebrità del Medio Oriente e del Nord Africa, ha di fatto tradito il patto di fiducia che il social instaura con i propri utenti. E ha venduto informazioni delicatissime a un regime fortemente repressivo.
Dichiarato colpevole, l’uomo avrebbe lavorato per conto di Bader Al-Asaker, uno stretto consigliere del principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman. In pratica Al-Asaker avrebbe reclutato Abouammo per accedere agli account Twitter dei dissidenti e procurarsi informazioni personali e sensibili su questi utenti.
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Questi account presumibilmente includevano @mujtahidd, uno pseudonimo di un noto agitatore politico inviso al regime saudita. Mujahidd gode di milioni di follower su Twitter e ha più volte denunciato la famiglia reale saudita di corruzione e altri misfatti.
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