Grazie a un provvedimento dell’ultima ora contenuto nella nuova legge di Bilancio, alcuni lavoratori riceveranno un aumento in busta paga a partire dal 2023. Ciò è possibile attraverso il taglio del cuneo fiscale.
Con meno tasse in busta paga, si prevedono aumenti di stipendio dal 2023 per alcune categorie di lavoratori. La misura resa necessaria dall’inflazione, dalla crisi energetica e dal rincaro dei prezzi ritrova spazio negli emendamenti alla Legge di Bilancio.
Dunque il Governo Meloni porterà avanti il taglio del cuneo fiscale impostato dall’esecutivo Draghi nella scorsa legislatura. La notizia collegata alla novità portata dagli emendamenti alla Legge di Bilancio presentati negli ultimi giorni farà di certo la contentezza di alcuni lavoratori. Nello specifico una precisa fascia di reddito di lavoratori dipendenti potrà godere di un aumento in busta paga nel 2023. C’era infatti il pericolo che il nuovo Governo non riuscisse a far quadrare i conti per portare avanti il taglio al cuneo fiscale.
Quest’estensione del nuovo taglio del cuneo fiscale, cioè l’insieme di imposte e contributi che come somma viene trattenuta al lavoratore, era stata messa in forse negli ultimi giorni. Il Governo credeva di non poter intervenire sulla forbice tra lo stipendio lordo e quello netto. Ovvero tra i soldi versati dal datore di lavoro e l’effettiva somma che va a finire nella busta paga del dipendente dopo il versamento dei vari tributi. Con il nuovo provvedimento si proverà ad alzare di un punto percentuale tale taglio.
Aumento in busta paga nel 2023, a quali lavoratori spetta
La misura era stata pensata da Draghi come un aiuto da estendere a una platea di beneficiari che hanno un reddito basso, cioè fino ai trentacinquemila euro l’anno. E sarà così anche con il nuovo provvedimento. L’aumento in busta paga a partire dal 2023 toccherà però con maggiore forza, cioè con un punto percentuale in più nel taglio, i lavoratori che percepiscono uno stipendio compreso tra i venti e i venticinquemila lordi annui.
In pratica, il Governo Meloni ha aggiunto alla decontribuzione di due punti già varata lo scorso anno dall’ex premier Mario Draghi anche l’estensione del taglio del cuneo fiscale di un ulteriore punto percentuale per i redditi bassi. Mentre per quelli più alti, cioè fino ai trentacinquemila euro, resta in vigore un taglio del cuneo fiscale del 2%, così come voluto lo scorso anno dal Governo Draghi.
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Il nuovo Governo vuole sostanzialmente confermare il taglio del 2% per i redditi un po’ più alti e aumenta il taglio al 3% per i redditi fino a venticinquemila euro. Basterà per affrontare l’inflazione?